Capita spesso di litigare e non comprendersi con le persone a cui siamo più affezionati, perché con esse ci sentiamo più coinvolti.
Principalmente può capitare che ci si senta colpevoli (qualsiasi sia il motivo) e per "sopravvivenza" della mente è come se non volessimo vedere e celassimo la nostra realtà interiore alla nostra stessa ragione:
rimane tutto ben nascosto nell'inconscio.
Ma questo "nascosto" ristagna dentro e se si trasforma in frustrazione ci spinge a sfogarci e riversare tutto sull'altra persona, per non ammettere che in realtà siamo in collera con noi stessi.
Potremmo dire che Psiche è molto ingenua per quanto furba e curiosa:
ha semplicemente paura di ammettere i propri errori perché è molto severa con se stessa, come un bambino che teme la reazione dei genitori nell'ammettere di aver rotto quel vaso molto prezioso; mentre è proprio quest'ammissione - per quanto sia una salita ripida - il modo più efficace per togliersi "il peso dal cuore" - e così arriviamo in cima in fretta e possiamo dedicarci con leggerezza di pensiero ad ammirare il panorama mozzafiato che ci circonda.
Questa via, purtroppo appare a Psiche sempre molto difficile, e preferisce nascondercela,
perché - così da lontano - le sembra quello che può essere considerato un suicidio psichico.
"Non sei stato all'altezza" "Hai sbagliato" "Sei ben lontano dalla perfezione"
Il solito tormentone inconscio inculcatoci da una società in cui la perfezione è rappresentata da dei parametri prestabiliti da altri esseri umani: siamo sicuri di non essere perfetti?
Infondo "funzioniamo" secondo Natura e le sue regole son ben diverse:
è un equilibrato Costruens&Destruens - pregi&difetti, un buon dinamismo tra "opposti uguali".
(Ma questo argomento se sarà tempo e luogo, lo tratterò più avanti; non potevo evitare di citarlo poiché ogni cosa ha così tanti collegamenti, con milioni di altre cose che prenderla nel suo piccolo astraendola da questi è talmente riduttivo che la modifica, diventa una cosa completamente diversa dato che non si ha un quadro completo: cambiando punto di vista cambia il risultato.)
Ma torniamo alla nostra amica Psiche.
Ebbene non è una regola che alla base dei litigi ci sia un senso di colpa inconscio.
Capita anche che la causa di una discussione sia la preoccupazione per la persona con cui si discute;
se poi non ci riusciamo a spiegare e soprattutto non si comunica bene con l'inconscio si creano pasticci peggiori, com'è ovvio in un momento tanto delicato.
Con uno sconosciuto o un semplice conoscente è così facile evitare le discussioni, ma più i sentimenti crescono cresce il rischio: è una prova di maturità.
Una volta compreso e superato l'ostacolo ce ne sarà un'altro, ma non è per frenare quanto per verificare fin dove arrivano le nostre forze e volontà, e non ce n'è mai una che realmente ci distrugga; se capita è solo apparenza, poiché bisogna saper guardare poco più a fondo per capire gli errori e ritentare.
Non sono gli esami dove un'autorità più alta ci giudica - sinceramente poco importa agli altri di una cosa così personale e che puoi conoscere tu nel tuo profondo e solo coloro a cui lo dici.
Non è altro che una verifica di autovalutazione, e sono delle prove di evoluzione che in un certo senso direi che noi stessi ricerchiamo.
Se facciamo un corso di cake design, o qualsiasi altro corso,
partiremo dalle basi dalle cose più semplici e piccole per poi arrivare alle più grandi ed infine ridurremo i tempi: "l'esercizio fa il maestro" mi pare un proverbio veramente appropriato.
Non è del tutto giusto dire che un corso svolto a livelli diversi di difficoltà è una razionalizzazione di metodo a base sociale; anzi direi che la razionalizzazione sociale si è basata,
seppur involontariamente, su questo modo istintivo e non controllato razionalmente dell'uomo di ricercare le sfide per evolversi e svilupparsi, la sete di conoscenza (oltre che di potere spesso - infondo in termini di Natura siamo "animali da branco" che per definizione prevede un Alfa, se poi, nel caso umano
sia dittatoriale (o meno) bisogna considerare anche la società e l'etica umana, che non tratterò ora).
Come si intraprende il percorso per diventare pasticcere, così questo è un percorso per giungere alla fonte della Saggezza.
Un metodo per contenere questi spiacevoli dialoghi infervorati,
potrebbe essere il grande sforzo di controllare i sentimenti;
questo che intendo non è un controllo oppressivo delle emozioni, tutt'altro, è un controllo "libertino":
vivere a fondo le emozioni ma imparare anche ad astrarre (per quanto umanamente possibile) da esse, dunque ragionare con "freddezza" mentale e il coraggio di ammettere come prima cosa i propri errori, seconda cosa chiedersi "cosa posso fare IO?" e continuare a provare tutte le emozioni ma sapendole indirizzare in modo da ottenere profitti, i quali possono essere innanzi tutto la pace interiore, la comprensione e la soluzione del problema con l'altra parte.
Penso che l'oppressione dei sentimenti sia più negativa, perché è molto simile ad un negare l'evidenza,
negare la propria natura e tentare di "automatizzarla";
il cercare di assopire sentimenti e non provarne è un disperato grido di dolore,
poiché non si riesce a comprendere a fondo questa sofferenza che pare insostenibile senza uno scopo.
Il più delle volte un obbiettivo ce l'ha, ma è molto ben nascosto.
Volenti o nolenti abbiamo bisogno di avere fede in qualcosa perché sono fatte così Psiche e Ragione umane.
Ma non credo che avere fede sia un punto debole, dobbiamo solo accettare che non avremo mai conferme e che al di là che sia la verità o un'illusione, ci aiuta e dà forza...e come ho già sostenuto precedentemente "Siamo sempre al centro di un'illusione ottica, o mentale che sia; ciò non significa che non sia reale".
La vita è un gioco di punti di vista, esisterà molto probabilmente una verità assoluta
ma non potremo mai scoprirla interamente, solo a pezzetti o avvicinarci.
Quindi l'unica realtà che possiamo conoscere è una realtà incoerente,
perché altro non è che l'insieme dei punti di vista di tutti i viventi,
ma una prospettiva effettivamente non è inesistente anche se è un'illusione di qualcuno;
infondo ciascuno di noi ha la sua illusione, che è il suo punto di vista e nel contempo è anche la sua verità,
per quanto questa a confronto con quella di un'altro risulterebbe incoerente se non opposta.
Quindi dire che un'illusione sia l'opposto di realtà credo sia scorretto almeno "nell'ottica" di Psiche.
In conclusione aggiungerei solo che Psiche ha una sua logica, che è opposta se non semplicemente differente a quella della Ragione; non si può razionalizzare Psiche usando altri parametri se non il "metro di logica" proprio di lei, poiché se usassimo un approccio "razionalizzante" ci ritroveremmo con un calderone pieno di poltiglia di nonsense, e resterebbe tutto in un sospeso assurdo.
rimane tutto ben nascosto nell'inconscio.
Ma questo "nascosto" ristagna dentro e se si trasforma in frustrazione ci spinge a sfogarci e riversare tutto sull'altra persona, per non ammettere che in realtà siamo in collera con noi stessi.
Potremmo dire che Psiche è molto ingenua per quanto furba e curiosa:
ha semplicemente paura di ammettere i propri errori perché è molto severa con se stessa, come un bambino che teme la reazione dei genitori nell'ammettere di aver rotto quel vaso molto prezioso; mentre è proprio quest'ammissione - per quanto sia una salita ripida - il modo più efficace per togliersi "il peso dal cuore" - e così arriviamo in cima in fretta e possiamo dedicarci con leggerezza di pensiero ad ammirare il panorama mozzafiato che ci circonda.
Questa via, purtroppo appare a Psiche sempre molto difficile, e preferisce nascondercela,
perché - così da lontano - le sembra quello che può essere considerato un suicidio psichico.
"Non sei stato all'altezza" "Hai sbagliato" "Sei ben lontano dalla perfezione"
Il solito tormentone inconscio inculcatoci da una società in cui la perfezione è rappresentata da dei parametri prestabiliti da altri esseri umani: siamo sicuri di non essere perfetti?
Infondo "funzioniamo" secondo Natura e le sue regole son ben diverse:
è un equilibrato Costruens&Destruens - pregi&difetti, un buon dinamismo tra "opposti uguali".
(Ma questo argomento se sarà tempo e luogo, lo tratterò più avanti; non potevo evitare di citarlo poiché ogni cosa ha così tanti collegamenti, con milioni di altre cose che prenderla nel suo piccolo astraendola da questi è talmente riduttivo che la modifica, diventa una cosa completamente diversa dato che non si ha un quadro completo: cambiando punto di vista cambia il risultato.)
Ma torniamo alla nostra amica Psiche.
Ebbene non è una regola che alla base dei litigi ci sia un senso di colpa inconscio.
Capita anche che la causa di una discussione sia la preoccupazione per la persona con cui si discute;
se poi non ci riusciamo a spiegare e soprattutto non si comunica bene con l'inconscio si creano pasticci peggiori, com'è ovvio in un momento tanto delicato.
Con uno sconosciuto o un semplice conoscente è così facile evitare le discussioni, ma più i sentimenti crescono cresce il rischio: è una prova di maturità.
Una volta compreso e superato l'ostacolo ce ne sarà un'altro, ma non è per frenare quanto per verificare fin dove arrivano le nostre forze e volontà, e non ce n'è mai una che realmente ci distrugga; se capita è solo apparenza, poiché bisogna saper guardare poco più a fondo per capire gli errori e ritentare.
Non sono gli esami dove un'autorità più alta ci giudica - sinceramente poco importa agli altri di una cosa così personale e che puoi conoscere tu nel tuo profondo e solo coloro a cui lo dici.
Non è altro che una verifica di autovalutazione, e sono delle prove di evoluzione che in un certo senso direi che noi stessi ricerchiamo.
Se facciamo un corso di cake design, o qualsiasi altro corso,
partiremo dalle basi dalle cose più semplici e piccole per poi arrivare alle più grandi ed infine ridurremo i tempi: "l'esercizio fa il maestro" mi pare un proverbio veramente appropriato.
Non è del tutto giusto dire che un corso svolto a livelli diversi di difficoltà è una razionalizzazione di metodo a base sociale; anzi direi che la razionalizzazione sociale si è basata,
seppur involontariamente, su questo modo istintivo e non controllato razionalmente dell'uomo di ricercare le sfide per evolversi e svilupparsi, la sete di conoscenza (oltre che di potere spesso - infondo in termini di Natura siamo "animali da branco" che per definizione prevede un Alfa, se poi, nel caso umano
sia dittatoriale (o meno) bisogna considerare anche la società e l'etica umana, che non tratterò ora).
Come si intraprende il percorso per diventare pasticcere, così questo è un percorso per giungere alla fonte della Saggezza.
Un metodo per contenere questi spiacevoli dialoghi infervorati,
potrebbe essere il grande sforzo di controllare i sentimenti;
questo che intendo non è un controllo oppressivo delle emozioni, tutt'altro, è un controllo "libertino":
vivere a fondo le emozioni ma imparare anche ad astrarre (per quanto umanamente possibile) da esse, dunque ragionare con "freddezza" mentale e il coraggio di ammettere come prima cosa i propri errori, seconda cosa chiedersi "cosa posso fare IO?" e continuare a provare tutte le emozioni ma sapendole indirizzare in modo da ottenere profitti, i quali possono essere innanzi tutto la pace interiore, la comprensione e la soluzione del problema con l'altra parte.
Penso che l'oppressione dei sentimenti sia più negativa, perché è molto simile ad un negare l'evidenza,
negare la propria natura e tentare di "automatizzarla";
il cercare di assopire sentimenti e non provarne è un disperato grido di dolore,
poiché non si riesce a comprendere a fondo questa sofferenza che pare insostenibile senza uno scopo.
Il più delle volte un obbiettivo ce l'ha, ma è molto ben nascosto.
Volenti o nolenti abbiamo bisogno di avere fede in qualcosa perché sono fatte così Psiche e Ragione umane.
Ma non credo che avere fede sia un punto debole, dobbiamo solo accettare che non avremo mai conferme e che al di là che sia la verità o un'illusione, ci aiuta e dà forza...e come ho già sostenuto precedentemente "Siamo sempre al centro di un'illusione ottica, o mentale che sia; ciò non significa che non sia reale".
La vita è un gioco di punti di vista, esisterà molto probabilmente una verità assoluta
ma non potremo mai scoprirla interamente, solo a pezzetti o avvicinarci.
Quindi l'unica realtà che possiamo conoscere è una realtà incoerente,
perché altro non è che l'insieme dei punti di vista di tutti i viventi,
ma una prospettiva effettivamente non è inesistente anche se è un'illusione di qualcuno;
infondo ciascuno di noi ha la sua illusione, che è il suo punto di vista e nel contempo è anche la sua verità,
per quanto questa a confronto con quella di un'altro risulterebbe incoerente se non opposta.
Quindi dire che un'illusione sia l'opposto di realtà credo sia scorretto almeno "nell'ottica" di Psiche.
In conclusione aggiungerei solo che Psiche ha una sua logica, che è opposta se non semplicemente differente a quella della Ragione; non si può razionalizzare Psiche usando altri parametri se non il "metro di logica" proprio di lei, poiché se usassimo un approccio "razionalizzante" ci ritroveremmo con un calderone pieno di poltiglia di nonsense, e resterebbe tutto in un sospeso assurdo.
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